Le poesie di mio
padre
Emanuele SCARINGELLA
Poeta Esca Ringella
Andria 21 febbraio 1908 - Andria 31 dicembre 1974
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POESIE DA FILE
AUDIO
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Le
poesie inserite nella presente sezione sono state recuperate da una
audiocassetta, registrata da mio padre.
Pertanto
le stesse potrebbero presentare alcune imprecisioni o differenze,
riguardo a parole, punteggiatura e struttura nella stesura dei versi,
rispetto alle versioni originali composte da mio padre.
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A PASQUALE CAFARO
(Con
cuore di poeta dedico).
Salve,
fra i vati
venuti alla Terra,
l’ave supremo,
ciascun con diletto
di pace in Terra,
ascolta l’armonia
delle tue rime.
Tu
degli antichi Greci e dei Latini,
fa risanar la tua procella,
varchi il tuo calmo,
lungo i confini,
spande su su pell’etra,
speme con forza
alle anime investite
dalla tua melodia,
per essa, sognan vengan rapite,
in dolce nostalgia.
Io non secondo a te,
ma ammiratore
ti seguo con affetto
e ti consacro con l’allor,
un fiore, del verso mio non retto.
Esca
Ringella
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ADDIO
MAMMINA ADDIO
Mamma, tu mi hai
lasciato
ed io son solo,
son solo e piango,
più non vedo il tuo viso
sul soffuso tenerezza,
che era per me,
il più bel viso al mondo,
e più non sento la tua voce,
dolce al mio cuore di figlio,
come suono di cetra o d’arpa bella.
Mamma,
tu dormi nella tomba nera
ed io, nel mondo pieno di luce e Sole
ho tanto freddo al cuore.
Vorrei
vivere così,
con i ginocchi a piè della tua croce,
pregando il sommo Dio di farti vivere
o di far me morire.
Addio mammina,
addio,
vogliami bene ancora da lassù.
Esca
Ringella
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ANNO
NUOVO.
Come la
vita è l’anno nuovo,
come fior che nasce
su lo stelo muore,
oggi c’incanta col suo splendore,
domani tedia e non sarà
che un nome,
all’or che anch’esso,
come ogni altro muore.
Esca
Ringella
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L’ANNO VECCHIO
L’anno finisce in
agonia
declino verso il sentier
dell’oblio sereno,
reca lontano, asco nel suo seno,
miserie, pene, lacrime e rovine.
Mai
più ritornerà.
Sulla sua bara ride
pure,
l’immane illusa gente,
impazza, brinda e grida allegramente,
nell’era mezza lieta e mezza amara.
Esca
Ringella
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AVEVO
UN CUORE.
Avevo un cuore e tutto
amavo,
bimbo piangevo,
se vedevo gli altri uccidere
un ragno o una lucertola.
Ora, non ho più
cuore,
o forse questo mi si è impietrito,
al punto che credo riderei,
se vedessi ad usura di pagati potenti
che assoldano i sicari
per eliminare i miseri,
o usano una violenza
per salire un gradino più alto,
sulla scala dell’infamia.
Esca
Ringella.
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COME NASCESTI
(Alla
mia cara nipotina Maria Vitanostra con cuore dedico).
Non appena nascesti,
il pianto e il riso,
chinò su te la madre il dolce viso,
e ti sacro del suo materno cuore,
il cuore del più puro e santo amore.
Per
farti dolcemente addormentare,
ti fece nella culla dondolare,
la ninna nanna ti cantò soave
e mormorò sul tuo sonno un’ave.
Con
le quali pupille su te fisse,
pianse con te e con te gioì e sorrise,
ti seguì passo passo nel cammino,
togliendone ogni sterpo e ogni spino.
Come nascesti Maria,
ella ti unì dolcemente il suo cuor,
proprio così, come si unisce
un fiore all’altro fiore,
col filo d’oro del suo grande amore,
e ti fu linfa il solido suo cuore.
Esca
Ringella
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FIORI E
STELLE.
Fiori smagati nel
sole,
stelle splendenti nel buio,
sorrisi d’amore e di Luna,
questo è l’eterno cinema.
Gioia
e dolore,
odio e amore,
sorrisi e pianti,
tenebre e luce.
Questa è la
vita.
Esca
Ringella.
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GENTE DEL PAZZO MONDO.
Oh gente che
t’illudi,
di conquistare la Terra,
d’attingere la Luna,
forse per farle guerra,
che vuoi salire su Marte,
su Venere regnar,
e l’universo inter,
innanzi a te piegar.
No,
né Marte né Venere
tu conquistar potrai,
perché sei solo cenere,
perché tu pur morrai,
farai coi vermi guerra,
e vinto marcirai.
Deponi la superbia,
ritorna nel tuo io,
e pensa che sol Dio
può tutto conquistar,
Lui che sul Mondo impera,
tutto distrugger può,
senza razzi né missili
così come il creò.
Esca
Ringella.
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IL CANTO DEL CIGNO.
Giammai la primavera
che fiorisce sui dolci colli,
un giorno ahimè,
lontano
più bel a te dinanzi
o Andria mia,
i cari sogni miei,
e l’amore arcano,
di cui la mia
illusione si nutrisce,
giammai potrà risvegliare
quel suo splendente,
a te amico verdeggiare.
Addio
speranza,
in questi giorni lieti
si fa più triste
questa vita amara.
Oh
vita dei poeti,
quando l’intera gioia,
è avversa e amara.
Stringo
la penna tra le dita,
il pianto straripa dal mio ciglio,
e scrivo il canto ultimo mio.
Figlio della
speranza,
estremo mio desio,
ultimo cuore
della mia giovinezza.
Esca
Ringella.
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IL
MENDICO.
Andava il mendicante
lungo il colle,
col sacco vuoto
e aveva fame da lupo,
aveva chiesto a numerosa folla
un obolo,
ma invano tornava cupo.
Alla
dimora nuda
di una pietra,
che aveva per mangiar
sotto il cielo,
l’uomo che spera e prega
non arretra,
e cominciò a mangiar
d’erba uno stelo.
Le mani unite egli per
Lei Signore,
perché lo soccorresse in quel momento,
per la speranza tutta di un fervore,
non paventò pel fiero ma incerto,
e da compagno nell’attesa il vento,
e riprese il cammino nel deserto.
Esca Ringella.
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LA
MORTE FA NOVANTA.
Non v’è persona
al mondo
che non teme la morte,
anche l’uomo più forte
n’ha un terrore profondo.
Ma
il filo della vita,
esile purtroppo è assai,
se si spezza è finita,
per sempre te ne vai.
Né
vale, essere potenti,
temuto o invidiato.
La
morte non vuol niente
e un Re vale un soldato,
al suo parer decide,
pel vecchio o pel neonato,
evidentemente ride
se piange chi è restato.
Neppur
guarda in faccia
al povero ed al ricco,
non ha come noi,
faccia d’agire per ripicchio,
perciò noi siamo forti
tremando di paura.
La faccia non fa’
forti
e legge di natura e
per la gente unita
nella comune sorte,
di giusto nella vita,
c’è soltanto la morte.
Esca
Ringella
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MIA
CARA ANDRIA.
Mia cara Andria,
sempre più bella,
sempre più grande diventi,
ostia lavoro di Puglia,
le antiche chiese
e campanili del tuo paese
sono magnifici.
Santa
Maria che tutto dà
dei miracoli,
il degno altare
della Madonna di Altomare,
sono la tua storia
che giammai muore,
Andria diletta,
Andria d’amore.
Esca
Ringella.
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NASCITA
DI DINA
(A mia
figlia Dina dedico)
Undici luglio del
’47,
è giorno caro per la mia famiglia,
nasce Dina, ancora un’altra figlia,
che assommano con essa tutte e sette,
è un caldo e vivo amore di bambina,
che ad allietare la casa mia viene,
chissà perché le voglio tanto bene,
ella che fra le altre è la piccina.
Sorride
che è un incanto, è una bellezza
e da l’idea di un bocciol a maggio,
compie felice il suo sereno viaggio,
facendo di noi tutti la lietezza.
Quando la stringo forte
sul mio cuore,
bacio del capo suo la fine seta,
dimentico così d’essere poeta,
e son il più felice genitore.
Esca
Ringella.
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NON
TORTURARMI
Dimmi che vuoi tu,
donna,
che ogni sera mi appari in sogno
e mi torturi il cuor,
visione di fulgente primavera
che mi prometti
audaci e vezzi ancor.
Tu
lo sai pur che non ti posso amare,
e che amarti per me vuol dir peccare.
Dimmi
che vuoi tu,
donna,
che ritorni tutte le notti
a farmi spasimar e mi fai
viver tristi e cupi giorni,
perché ti penso e non ti posso amar.
Tu
lo sai pur che
amar per me è peccato,
tu lo sai pur ch’io son
vecchio e sposato.
Non farmi più penar,
vattene via,
fuggi lontano,
presso un altro cuor,
non tormentar più
la vita mia,
lasciami solo con il mio dolor,
lasciami solo così,
per il resto dei miei dì,
io ti avrò sempre in cuor
come un ricordo,
di un perduto amor.
Esca
Ringella.
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PRO,
DOMO, MORO
Voi che, se pur di rado
mi leggete,
perché i miei versi spesso disprezzate?
Siete forse i cattivi?
O non sapete,
con i vostri sfizi,
il male che mi arrecate.
Dicendo
mal di loro,
ve la godete,
con gli amici e le donne spensierate,
e non capite, tanto stolti siete,
il valore di quello che giudicate.
Ridete pur di me,
se ciò vi piace,
ma rispettate i canti del mio cuore,
sbocciati nel silenzio e nella pace,
sono i fiori della vita e dell’amore,
di sogno, terra del mio tempo audace,
e non temono invidia né rigore.
Esca
Ringella
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SOTTO LA CROCE NUMERO
657
(A mia
madre).
I miei occhi velati dal
dolore,
madre, ti videro in quel dì infelice,
incontrando deliri e ancor stupore,
per te m’invaser parver mi attrice,
bruna la bara,
la prima terra calava lenta,
ed io offuscavo gli occhi di lacrime,
e guardavo giù sotterra
mentre piegavo debole i ginocchi.
Mai
più le mie pupille colorate
lasciarono quel fosso del tormento.
Nel
cor mio,
esalavano le palate di terra,
e nelle orecchie cupo il vento.
Piantata fu una croce nel terreno,
sepolta è la sua diletta voce,
ma a me indiscutibile veleno,
saliva di sotto a quella nera croce.
Mai più lo scorderò
quel giorno nero,
è avanti agli occhi come una visione,
che ottenebra e sconvolge il mio pensiero,
e acutizza l’eterna mia passione.
Esca
Ringella
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UNA
STELLA È CADUTA
(A mia cognata Maria Di Gioia)
Una
stella è caduta,
e la sua luce
più non brilla in cielo,
una voce è perduta,
un cuore è pien di gelo,
perduto ogni suo splendore
questa stella di vita,
che ora è finita,
questa stella d’amore.
Esca
Ringella
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VI AFFIDO AL VENTO
Versi di dolore e
d’amore,
io vi affido al vento,
come le foglie l’albero
nella stagione nuda di sogni,
e come la terra
le foglie riceve per unirle,
amorosa,
così io spero che il cuore,
vi accolga e vi unisca,
per darli ad altri cuori,
per far gioire e piangere,
le anime che sentono
il martirio della poesia.
Così per dirla al poeta,
andrete per il Mondo,
come colombe
dal desio portate,
canterete nel tucul,
dove la miseria piange,
nei palazzi,
dove si compra l’amore,
nei templi,
ove si prega il Dio,
salirete nei cieli,
vi vestirete,
dei raggi del Sole,
della luce,
della stella più lontana,
oh nati nell’ombra
del mio povero cuore,
oh figli della mia urna,
ricca solo di sogni e d’illusioni,
creata per far sognare ed illudere
altre anime.
Esca
Ringella
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TRISTE
PASQUA
Pasqua, Gesù
risorge,
ogni sentier l’erba novella
fresca e verde copre,
la primavera geme e fiori scopre.
Pasqua, per me è tutto ornato in nero,
l’altr’anno avevo il babbo,
il genitore quest’anno ahimè
quest’anno non esiste,
per me questa è una Pasqua
amara e triste,
che pesa con angoscia sul mio cuor.
Gesù
morto per gli uomini,
risorge al rifiorir della primavera,
io ho l’anima come la notte nera
perché mio padre,
ahimè mai più risorge.
Esca Ringella
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STORNELLI
ALL’AFRICA
Fiori di vale,
la mia canzone
per terra, mare e cielo,
dilaga fino all’Africa Orientale.
Fior
di banana,
tocchi il cuore delle belle morettine,
che vidi un giorno presso il lago Tana.
Noce
di cocco,
saluto i negri dalla larga bocca,
i bimbi nudi dal sorriso sciocco.
Dattero
in fiore,
non ho cuore,
mi ritorna a primavera
e mi sventola al vento il tricolore.
Fiori
di mortella,
per l’Africa lontana
che sfavilla nel sole d’oro
l’anima stornella.
Stornella
e canta,
per i giorni trascorsi nel cimento gridando,
Italia, l’Africa m’incanta.
Fiori di serto,
vola il canto mio,
ed io ve li porto
fino agli estremi venti del deserto.
Esca
Ringella
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STELLA
CADENTE
Dimmi stella
cadente,
nel tuo volo cosa ti ispiro?
Vado nudo e solo
come un fantasma oscuro,
senza meta,
con la mia vita che non è più lieta.
Dimmi stella
cadente,
che ti dice l’aspetto
del mio essere infelice?
Nel vivere immerso nella sofferenza
e già mi abbandona la pazienza.
Che fai stella
cadente,
nel posarti spenta sopra la Terra?
Oh! Consolarti vorrei
ma cado anch’io di giorno in giorno.
Farai più male al cielo al tuo ritorno?
Questa domanda nel mio cuore avanza
io vivo solo per una speranza.
Esca
Ringella
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PARLA UNA MORTA
(Ad Anna Dolores La Bruto sempre viva nei
cuori)
Oh
voi che
nel respiro fatato della poesia ignorate,
voltate nei canti armoniosi
di questa magnifica dea,
staccatevi dalle pastoie terrene
dai verbi letali,
di questa troppa meccanica vita
che fugge come tomo.
Son
tanti i periodi a cui
i baci del Sole ed i suoni dell’arpa,
han dato splendore di suoni,
e invitano ad amare
la gioia della poesia che ride,
perenne nel cuore dell’uomo.
Nannina
è il mio nome,
e Nannina è tutto,
da tempo cantanti evade
il sapore delle mille cose
e di quelle più sacre e buone
che esistono nel Mondo.
Nel
mio bel nome, oh mortali,
vogliatevi sempre più bene.
Esca Ringella
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OH PRIMAVERA
Oh
primavera del mio sogno spento,
tu sei svanita come una canzone,
come una foglia in un turbin di vento,
togliendo in ogni pal l’immissione.
M’è
rimasto di te solo il tormento
di ricordar la vana mia passione,
piango se intorno a me rider io sento,
e mi sembra la via una finzione.
Vecchio,
con un fardello di rimpianti,
penso ai bei giorni dell’amor che fu,
e piango i sogni dei begli anni infranti.
Vorrei
morire per non veder mai più
le brigate felici degli amanti,
ricche di una superba gioventù.
Esca Ringella
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ITALIA
Italia,
Italia mia,
terra del sì divina,
culla di poesia,
di civiltà latina,
Italia benedetta,
culla d’artisti e Santi,
madre di Alpini e Fanti,
la storia che mi detta il cuore
oggi ti canto,
dopo la lungata guerra,
che tutto ha trasformato,
in rosso Campo Santo.
Oggi
che ancor la vita
rinasce sulla morte,
e sopra ogni ferita
vi sboccia un fior,
più forte di essere
tuo figlio sempre,
fuor che darvi il core
come al dì del cimento
di fervore il dolore e
nutro compassione
vibro ti saluto,
consacro una canzone
a chi per te è caduto.
Esca Ringella
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IL MIO ADDIO
Torneranno
i fior nel prato
ma il mio cuor non tornerà.
Sul
roseto del mio fato
qualche rosa si appassirà.
S’apriranno
le roselline
ma il mio cuore non fiorirà.
Su
cespuglio irto di spine,
questo fiore sanguinerà.
Esca Ringella
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AL DIVIN DÌ, DI UNA
MORTA
(Ad Anna Dolores Labruto,
volata in cielo nel lontano 24 novembre 1942)
Sei
partita come una rondine,
quando non fa’ più primavera,
e le foglie non cadono nella bruma, avvizzite.
L’azzurro
era la tua meta,
e tu la raggiungesti
su ali doro d’Angeli.
Ora,
Angelo tu stessa,
ci sorridi dalle foto
che il tempo ha sfocato,
nel suo corso implacabile,
e parli ancora
al nostro cuore affranto,
con le dolci poesie che ci lasciasti,
così come ci lascia la farfalla
il suo polline biondo fra le dita,
e la uccellin in piume,
nella concava palma
fatto nido un po’ del suo tepore.
Questo
solo serbiam oggi di te Anna,
piccolo fiore,
sbocciato in primavera di meriggio,
il sogno luminoso di una sosta,
il tepore d’usignol affaticato,
null’altro ci resta Anna,
solo il ricordo di te che c’incoraggia a vivere.
Esca Ringella
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VERSO
L’ETERNITÀ
Ora
che non ha più
piovigginosa ansia la vita,
e lento il tempo scorre come un fil
in armoniosa al dì fiorire.
Ora
che tutto, anche se rido maggio,
al grigiore d’autunno,
e in fin la luce,
lo squallore regalami dal cuore.
Ora
che non mi dà più sorprese vive
e l’avvenire aspetta il mio passato,
sì che l’alba ha colore di tramonto
e neppur la morte m’impaura,
abbracciando la croce che mi desti
quali speranza di resurrezione
e fisso lo sguardo verso il branco nudo
da dirci salvi per l’eternità,
io mi rifugio in te Dio dei miei avi.
Esca Ringella
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PUGLIESE
Io
sono di Puglia della Terra antica,
allo sperone della Patria bella,
suolo dell’orma di vera Africa,
che si stende fra cespi di mortella.
Andria
fuggente, adamanti e forte,
madre vetusta di ottocento rei,
mi diede i natali e matita,
per sotto la poesia cantar gli effetti suoi.
Qui
all’ombra dei suoi fieri monumenti,
nella serenità della sua pace,
l’allor l’esalto e celebro gli eventi,
della sua gente indomita e tenace,
che il Tricolor innalza al Sol ai venti.
Esca Ringella
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.NOTTE TRISTE
(A mia madre, dedico di
cuore)
Mamma,
tornano le stelle stanotte nel cielo,
e pare che piangono meco.
Luccicano sui campi dorati del Mondo,
di pace le lucciole d’oro.
Mamma,
stanotte mi piange nel cuore,
una dolce canzone d’amore,
mentre stanotte io voglio cantare,
col cuore alla gola un singulto,
per te sarà una canzone di fede,
sarà una canzone di pianto,
perché, molto tanto dolore
si scorge nel Mondo,
ma v’è sempre un sorriso nel cuore
se amore di mamma ti veglia.
Esca Ringella
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MAMMA MIA
(A mamma mia con cuore
dedico)
Quand’ero
bimbo,
e mi stringevi al seno,
cullandomi sul tuo cuor giulivo,
io sorridevo mamma,
e mi sentivo felice appieno.
Ora
son uomo, ed ecco,
un infinita umiltà da ricordare
malinconia, con la tua gioventù
in panza mia se n’è fuggita.
Vorrei
tornar bambino
e non pensare
che un giorno, mamma,
io dovrò lasciare.
Vorrei
ancor,
sul seno tuo dormire
oppur morire.
Esca Ringella
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LA ROSA E LA VIOLA
Che
fa la rosa quando al sol si desta?
emerge il pedale al cielo,
invece la violetta che è modesta,
s’asconde delle foglie in mezzo al velo,
ma entrambe sono belle,
entrambe unite,
son ideal d’amore
che fan sognare al cuore
del caro amor e d’estasi infinite.
Son
i fiori della vita,
i fiori del canto,
le gemme della bile,
la canzone genere sbocciato
nell’incanto del ciel primaverile.
Esca Ringella
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LA CICALA
La
lunga selva di rami,
nelle ore estive,
in tempi di calura,
ti va di cantare
e non essere vista da alcuno
e canti per tutta l’estate,
finché essa dura,
nel suo progresso di Sole.
Come
te,
cicala dagli occhi di lucciola,
che tanto ti sfoghi senza posa,
è come la tua la nostra vita,
tanto dura la vita.
La
nostra vita,
è passo più breve della tua vita,
perché non sempre canta,
come tu canti sempre,
di gioia e di esultanza.
La
nostra vita è più breve
di quella della cicala,
il cui lieve destino è quello di cantare.
Esca Ringella
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IL PASSERINO
Sul
lungo pian di sterpi il passerino,
debole ancora e in piume, pigolava,
lo presi tra le mani, lo baciai,
lo accarezzai, lo riscaldai col fiato,
ma poi come la passera,
dal sonno squittì dal fiordo antico,
con la voce della mamma che chiama,
va’ gli dissi, torna a chi t’ama e vivi la tua vita,
egli dal palmo aperto alto balzò,
annaspando coll’ali in vol attese,
ed io rimasi a contemplarlo,
triste, implorando fraterno destino.
Esca Ringella
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IDEALE DI LUCE
Quando
l’Umanità saprà capire
che siam tutti fratelli,
non solo col cervello ma col cuore.
Quando
comprenderà su come dice il Vangelo
che il vero va’ dove stà nell’amore,
e che questa letizia vien
soltanto quando facciam il bene.
E
stenderà la mano per rialzare
anziché per abbattere.
Quando
il nemico chiamerà fratello,
e il mendico alla mensa inviterà,
e ci condurrà verso
una luce molto bene soltanto.
Allora
potrai dire veramente
d’aver realizzato un ideale al quale
tendi invano dalle prime,
lontane albe del Mondo.
Esca Ringella
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FEDE
Se
la sorte ti è avversa,
se le sillabe delle rime
sconfitte, corte e fine,
fratello, innalza,
le tue labbra al cielo
al richiamo di fede
del tuo vessillo.
Fa
che ti anneghi
presso il sozzo fiume
come il tuo spirto
accendi il berillo
e lassù in alto
come il fresco oscuro
della gentil armonia
delle tue rime,
allor fratello, capirai,
che l’arte non è tutta,
è soltanto un tormento,
che infelice non può dirsi un poeta.
E
stenderai sovra una novella carta,
per il fratel del sonno
il verso accento,
tenterai con fede la tua meta.
Esca Ringella
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CREDO
Nel
Tuo potere, mio Signore, credo;
credo nel Nome Tuo onnipotente;
credo alla luce d'or del sole ardente
e in tutto ciò, fatto da Te, che vedo.
Credo
nel dono Immenso del Creato
e in tutto ciò che nel Tuo Nome vive,
in ciò che passa e in ciò che sopravvive
io credo con il cuore infervorato.
Credo,
Signor, nella divina luce
che splendente nel Mondo
che guidar come un faro,
al tuo porto mi conduce.
Credo
nella bontà Tua eterna e pia;
credo che brillerà del suo splendore
antico, la diletta Patria mia.
Nel
Tuo potere, mio Signore, credo.
È così sia.
Esca Ringella
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CHI SONO
Io
sono un trovatello sentimentale
che nella poesia trova conforto,
l’errante di ogni mar,
che cerca un porto di bellezza ideale.
Ama
i giusti ed i falsi,
i vecchi e i bimbi con francescano cuore,
e solo a loro d’interesse ogni dì, nel Sole,
in quella di magici corimbi.
Cantando
nel silenzio,
le più belle canzoni,
ispiro alati sensi il cuore,
e vivo in povertà con il Signore,
fra musiche di stelle.
Esca Ringella
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UN OMBRA PALLIDA
Chi
sei tu che mi chiami,
oh sconosciuto?
Lasciami in pace!
Anch’io come te,
sono uno che dalla polvere è venuto
e alla polvere torna,
fra la massa che s’adita
nel cerchio del pianeta,
proteso in riso e in pianto la sua vita,
sono già un’ombra pallida che passa.
Esca Ringella
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A MANUELA
(Alla mia cara nipotina Manuela
dedico)
Tu
come Biancaneve,
bianca, gentile e lieve,
sei nata a candeggiar la primavera,
come la prima alata rondinella,
dirà dal vasto mar del mistero:
sei giunta a lumeggiare
a chi tanto t’ha attesa,
ch’è tempo di cantare.
Ed
ecco, io canto a te,
mia rondinella,
scordando un poco d’essere il nonnino,
per farmi bambino,
e giocare un pochino assieme a te.
Tu
porti il nome mio,
ed io ti porto in me,
come si porta in cuore
il più prezioso amore.
Dirti
che t’amo è poco,
perché questa
è un’espressione usata,
una vecchia espressione,
che non rende l’idea
di quella festa,
che tu susciti in me,
lamentico nonnino,
quando sulla tua culla
la mia testa, un poco stanco chino.
Esca Ringella
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ANDRIA CANTA!
Andria
canta coi suoi campanili
allor che nasce e allor che muore il giorno,
con melodie soavissime e sottili
l'incanto che si espande a lei d'intorno.
Andria
canta coi prischi monumenti
ricchi di storia, d'arte e di bellezza,
alle novelle generazioni i venti
recano il soffio della lor grandezza.
Andria
canta coi folti mandorleti,
coi prati rifioriti, a chi assurge la primavera,
canta coi vigneti,
con le sue belle numerose murge.
Andria
canta attraverso la perdita,
opre dei poeti e dei scrittori.
Canti di ver d’amor, canti di vita.
Innalza Andria i nostri dolci cuori.
Esca Ringella
.
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TRISTEZZA MIA
Tristezza
di non essere più bambino,
con il sorriso sulle labbra, lieto.
Tristezza
viene in cuore
nel mio giardino a divertirmi,
allegro in un quieto.
Tristezza
sempre in me,
e ai miei dintorni
e brilla tutt’innanzi agli occhi miei.
Giammai,
mi lascia e non tralascia giorno,
per tormentarmi con i suoi aculei.
Tristezza
in ventura mi tortura,
e mi fa stran il viso e vuoto il cuore,
la mia persona assunta fa paura,
la mia pupilla non ha più calore.
La
luce si infiamma a poco a poco,
è spenta, l’inerzia paralizza ogni mio gesto,
quando questa tristezza
mi si avventa addosso
ed io non ho odio che mi resta,
solo dolore adesso nella vita,
è diventata una malinconia,
quandunque la mia gioia abbia rapita
io l’amo, amo questa tristezza mia.
Esca Ringella
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PIETÀ NON ESISTE
Non
v’è nel Mondo più pietà,
l’amore è una chimera
e l’odio regna e impazza,
per questioni politiche e di razza,
l’uomo nel suo simile non da creatore.
Una
pietra egli ha al posto del cuore,
e se vecchi rintraccia egli gli ammazza,
finché noi pure item.
Morto
stramazza,
vittima del signor vendicatore.
E cosa fare? Uccidere, subire,
il binomio è tremendo,
la matassa e difficile
troppo da sbrogliare,
in questa società perversa e pazza,
per aver fede ancor nell’avvenire,
altro non resta forse che pregar.
Esca Ringella
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PER LA PACE NEL
MONDO
Osanniamo
la Pace
e preghiam Dio
che la conservi al Mondo.
Si
chiamano l’un l’altro
fratello mio,
il ricco e il vagabondo.
Pace
ed amore
in vi dell’anno santo,
conquistino la Terra,
eppur insight a gente amore e pianto
dell’avvenuta guerra.
Farete
del contesto seconda
consolatrice e umana
e tocchi il cuor d’ogni veduta sponda,
d’ogni prata lontana,
accomunati in una stessa sorte
per il progresso umano.
Figlia
di Cristo,
il debole ed il forte si stringano la mano,
non insegnino ai bianchi e ai negri
a fomentare ogni avidità,
ma coniugano tutti il verbo amore
in pace e in libertà.
Esca Ringella
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UNA RAGAZZA SINGHIOZZA
ANCORA
(Kent State University,
Ohio)
È
morto un ragazzo,
studente di università,
è morto nell’intento
di difendere la libertà,
con lui altri tre son caduti,
tre giovani pieni di vita,
che alzavano
contro i soprusi del vile,
la voce del vero.
E
restano così, quattro morti
da piangere in più,
quattro vittime di alti ideal di pace,
d’amore, di giustizia e di fede.
Vicino
al suo amore caduto,
ancora una dolce ragazza singhiozza,
ed ancora non crede,
che sia tale infamia avvenuta,
ma è vero purtroppo,
la neve dall’odio feroce è fioccato,
un sasso hanno
al posto del cuore gli uomini,
e l’han dimostrato.
L’America
tutta ora piange,
eppur non merita la gogna
le serpi che corrono nel seno
la neve di cui si vergogna,
Ma pensa di ridare,
fermezza ci vuole e coraggio d’agire,
se uccidere si deve e morire,
ebbene, si uccidano i vili.
Esca Ringella
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A TE, MAMMA CARA
Come
son dolci i giorni
della mia giovinezza.
Per
la tua assenza mamma,
io vivo di tristezza.
Erano
dolci strani
quelli vissuti insieme
contro il tuo amato seno,
quando ora ricorre il mio geme.
La
verde età fu lieta,
ricca di sogni e fiori,
in me formò il poeta,
perché tutto il mio cuore
fu pieno del felice
tuo grande e puro amore.
Esca Ringella
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AUGURIO DI
NATALE
(Con cuore paterno a Milena Menniti
dedico)
È
Natale, è Natale.
La
cantano gli Angeli in coro,
con le ali distese,
tra lampade accese.
La
cantano ai bimbi assonnati,
portati alla piaga da tracce dolete.
Gesù
Bambino sorride,
con le braccia protese,
con le veglie accese di luci Divine,
sommando discende di Dio il perdono.
A
te, dal puro giglio,
fanciulla cara a mio figlio,
farete una festa, un Natale sincero,
questo il mio dono.
Natale
1972.
Esca Ringella
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CHE ERA
PICCOLINO
Sono
stato fra gli alberi nel bosco,
nell’ora soletina,
quando il ciel si fa azzurro
e la air fosco sopra l’ampia marina.
Ad
ognuno che un albero ascoltava
con un certo l’etere
della mia giovinezza che sognava
un semplice parere.
Che
era piccolino, ho detto a uno,
più piccolo di me,
quando nei tempi audaci,
nel Trentino, corsi a servire il Re.
Che cosa ci ha insegnato la guerra,
per la quale lasciavo
fanciulla che amavo e la mia Terra,
ed in Africa andai.
Ritornato
in natura con il gusto
con tutti i tuoi fratelli,
dolorante nel corpo come Cristo,
con un ramo pien d’augelli.
Ed
ora l’occhio stanco ti saluto,
con la tua verde schiera,
sono forse il tuo vertice pentito,
nell’ora della sera,
e neppur il silenzio,
che pur l’albero antico,
nel sospirar della brezza,
chinando la fronda,
e come un vecchio amico
mi fece una carezza.
Esca Ringella
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IL MENDICO, LA MANO DI
DIO
All’angolo
della via,
dimagrito e solitario,
il vecchio mendicante
inizia il suo rosario.
Pietà,
pietà signori,
di un cieco senza pane,
di un uomo relitto,
che vive come un cane.
Ma
pochi danno qualcosa,
chi passa indifferente,
chi volge il capo altrove,
chi ride crudelmente.
Ed
ecco, un giovinastro,
si accosta al poverello,
e un sassolino pone
nel teso suo berretto.
-
Grazie - mormorò il cieco,
- che la protegga Iddio -.
“Che
razza di incosciente,
protegga te non Dio”.
Ma
appena bestemmiato
che sopraggiunge un auto,
lanciata a cento all’ora
e travolge il pazzo in alto.
Distrugger
vi preme,
in affinose gemme
sgrani in noi Signore
le mie pupille spente.
Esca Ringella
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LA PORTA DI FEDERICO
II
(Porta di Sant’Andrea)
Portale
Svevo Classico,
Tu evochi di Federico
l’arme e le vittorie,
le imprese meridionali,
e le sue storie,
nello splendore della civiltà.
Sotto
il tuo Arco,
ogni leggendario spirito elegia,
quasi sormontasse di gloria il fante
mentre ripassasse
fiera in arcione, la Sua Maestà.
Andria,
argini ed aggiungi all’antico
la Porta del II Federico.
Esca Ringella
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LUCENTE STELLA
Stella
lucente che giungi dall’Oriente,
tu che vedi dall’alto il firmamento,
vorrei che visitassi le misere casette,
vorrei che rigettassi quel gentile
raggio che il Signor ti dette,
sporgi sulle le ali del vento
il voto mio augurale,
affinché sia per tutti oggi Natale.
Per
le mammine buone e poverette,
per i mendicanti e per i bisognosi,
raccolti nei tuguri silenziosi.
Ridda
all’affettuoso mio pensiero,
ai miei indimenticabili africani,
compagni d’armi,
lontani nel tempo e nel ricordo,
laggiù nelle arse terre equatoriali
della mia giovanile
e ardimentosa passione italica.
Ridda
vola i miei sinceri voti,
oh stella affascinosa
che non hai rivali,
tra le eterne galassie sparse nel cielo.
Deh,
vibrati sul casto al gentile stelo
fiore di luce alla famiglia,
più chiara del Sole,
porta le mie parole d’augurio
a chi prega il Bambin Gesù.
Esca Ringella
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MOSCHEA
Bella
Moschea dall’esimio Minareto
nella quale a piedi nudi
e col cuore lieto gli arabi,
avvolti in bianche baracane,
entrano, nei crepuscoli africani.
Io
mi rivedo in te,
come nel dì della mia vita militare,
così, riusciam con amarezza dal fortìo
che Allah regala ed io pregavo Iddio.
Ti
rivedo e ti penso e ancor vorrei
come il bel tempo, in te provare con lei,
specchiando dentro i suoi fulvidi occhioni,
quel sogno che divenne redenzione.
Esca Ringella
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NATALE
Natale,
le campane cantano
l’inno di gloria al Redentore,
ma quanti bimbi che non han pane
nel giorno dell’amore,
una parola: - PACE – voli da su,
dall’alto della Terra,
ma gli uomini fan guerra,
e sulla morte il dondolo vivace.
Il
povero che langue,
non benedice i fiocchi della neve,
che cade lieve lieve,
sul Mondo che spesso ancor
di umano sangue.
Il
Celeste Bambino
sul seno della mamma,
il capo biondo tien mestamente chino,
per non vedere le atrocità del Mondo.
È
Maria che paventa,
come ogni madre gloriosa alla croce,
lo guarda senza voce, ad occhi fissi,
pallida e sgomenta.
Esca Ringella
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ODE AD ANDRIA
T’amo,
Andria d’amor, che tu la bella
Culla sei de’ miei sogni alti ed umili.
La
terra de’ miei Avi onesti, quella
Che a la gran Patria mai die’ dei Vili.
E
i mie raggi nel cuore come una Stella
e mi spinse onesto e più gentil.
T’amo
per la tua luce e la tua storia,
per i figli tuoi prigionieri per la gloria.
T’amo
per le tue gesta e la grandezza
del genio che ti guida o giovinezza.
Esca Ringella
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PASQUA 1972
Cari
colleghi, conoscenti, amici,
or che la Pasqua viene,
costellando di fiori
le appendici e le radure umane,
nel caldo Sol che splende,
dall’Africa sterile immensità,
preghiam il Dio come si deve,
a Lui chiediam di scordare
odio e rancori, e a cancellare
nel Suo modo i cuori.
Chiediam
negli istanti ivi,
l’umiltà di non farci
dai vizi che ci vieta l’anima,
e di farci la grazia
di scuoterci d’addosso,
il fatale forziere dell’al dì danno.
Chiediam
il coraggio,
di porgere la mano,
schiavi non più di stolti pregiudizi,
al mendico e al sovrano,
al nobile e al Giapponese,
all’emiro Egiziano
ed stringendo al cuore,
l’amante ed i fratelli,
a tutti quanti intorno,
anche se ci hanno offesi,
nel cuore della pace e del perdono.
Esca Ringella
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NOTTE DI NATALE
Che
notte di Stelle, che incanto, che cielo,
che fiocchi di neve, è nato Gesù.
Fa
freddo, che freddo,
che triste pianura,
non è una paura, è nato Gesù.
Adesso
cammino tranquillo,
silente insieme alla gente, è nato Gesù.
Andiam
alla Chiesa, rintocca,
lontana la dolce campana, è nato Gesù.
Entriamo
convinti, vicini all’altare
mi metto a pregare, è nato Gesù.
La
Messa si svolge, con grande fervore,
preghiam il Signore, è nato Gesù.
E
bacio, fervente, il Santo piedino
del caro bambino, evviva Gesù.
Esca Ringella